Il conflitto nella tradizione sociologica

Rosalba Demartis, Anna Maria Leonora e Silvia Cataldi, Bennie Callebaut, Vincenzo Zani

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Introduzione

Di Rosalba Demartis

Questo pomeriggio è dedicato, nella prima parte, all'approfondimento del conflitto nella tradizione sociologica. Lo facciamo attraverso il pensiero, l'analisi proposta da due dei sociologi classici che, con le loro teorizzazioni,  hanno influito in modo significativo sulla cultura degli ultimi due secoli. Abbiamo ragionato sulla scelta degli autori constatando come la tematica del conflitto è rintracciabile o addirittura determinante nel pensiero di numerosi ed importanti studiosi: da Marx a Dahrendorf, a Coser,  Weber, Gurvitch, Simmel, Luhmann, Touraine e così via. E tra questi, anche in considerazione del tempo a disposizione, proponiamo proprio Weber e Marx  mentre, Vincenzo Zani, ci indicherà alcuni elementi circa l'importanza sociologica del conflitto.

Che caratteristiche avranno i tre interventi che seguiranno?

  • Hanno un fine orientativo dato che, per la brevità del tempo, non possono essere esaustivi;
  • si cercherà, comunque, di coglierne la prospettiva originale proposta;
  • avendo come obiettivo quello di offrire degli elementi per uno "zoccolo duro" di riferimento per il nostro studio e la nostra azione.

Ma, prima di iniziare con le comunicazioni, è necessario domandarci: cosa è un conflitto? Perché si genera?

Possiamo intanto affermare che il conflitto è un fenomeno universalmente diffuso.

Quando ne parliamo si pensa in genere a qualcosa di negativo; in realtà, è possibile una sua trattazione che ne mostri anche gli aspetti positivi ed un modo positivo di affrontarli per portare i conflitti verso una trasformazione costruttiva.

E se gran parte della sociologia inquadra il conflitto nell'ambito delle teorie dell'azione, è necessario rilevare  l'importanza di un'analisi nel contesto della relazione poiché, è in riferimento ad essa, alla relazione, che dipende il modo di concepire il conflitto e come lo si orienta e trasforma.

Il conflitto è, infatti,  un tipo di interrelazione.

Esso nasce quando entrano in gioco le differenze: di interessi, scopi, convinzioni, valori, idee, culture, gusti, sensibilità e così via. E questo vale sia a livello di relazioni interpersonali che gruppali e macro sociali.

Non necessariamente, però, ogni diversità od opposizione genera contrapposizione o conflitto in senso negativo, con aggressività, violenza, tendenza a sottomettere o sopprimere l'altro: la diversità può anche essere vissuta come occasione di dialogo, arricchimento, ricerca di sintesi superiore, etc.

E' indubbio, quindi, che possano delinearsi una molteplicità di definizioni del conflitto, a più dimensioni, per cui per conoscere ed affrontare i meccanismi e le cause dei conflitti, per individuare percorsi di risoluzione dei medesimi, sarebbe necessario un approccio interdisciplinare.

Noi, qui, ci muoviamo nella prospettiva sociologica. Ciò potrebbe apparire riduttivo, ma non lo è dal momento che costituisce il nostro contributo specifico alla considerazione globale del conflitto.

Questi brevi cenni, possono aiutarci a capire:

  • - perché abbiamo scelto di dedicare il nostro incontro ad un tema così decisivo ed universale qual è il conflitto;
  • - l'importanza di farlo dalla prospettiva sociologica che, con i suoi strumenti, categorie e metodi di indagine, ci offre un orizzonte ampio di conoscenza e comprensione;
  • - l'opportunità, unica, di guardare questa realtà a partire dall'apporto originale che è offerto dal carisma dell'unità.

Passiamo ora agli interventi che comporranno questa prima parte della nostra tavola rotonda.

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