Unire le generazioni e costruire famiglie solide: le donne di Lebialem nel corso della loro vita dal 1960 ad oggi

_21-Presentazione-di-Fontem Paulina Khumbah

Sociologa famigliare, Dallas, USA.

"Il passo di un uomo giovane è veloce, ma non conosce la strada; il passo di un anziano è lento, ma lui conosce la strada" (Apt 1997, p.7).  Questa dichiarazione è una chiara indicazione del rapporto simbiotico tra le generazioni. Nella discussione che seguirà darò uno sguardo introduttivo su alcune delle esperienze e dei passaggi avvenuti nel corso della vita delle donne di Lebialem dal 1960 ad oggi. Chi sono le donne di Lebialem? Io sono una di loro. 'Lebialem Division' è una regione amministrativa della Provincia Sud-Ovest del Camerun, nell'Africa Occidentale.

Definizione di famiglia

La famiglia è la più antica e la più fondamentale di tutte le istituzioni sociali (Sullivan 2001). È universale e porta con sé un vincolo sia biologico che sociale. La famiglia è un importantissimo gruppo sociale che svolge dei compiti specifici. Storicamente la famiglia è stata il centro di molte attività importanti. Nella maggior parte delle società i bambini e gli adulti vengono allevati con affetto, secondo le loro aspettative e col sostegno dei membri della famiglia. L'istituzione della famiglia ha regolato l'attività sessuale e la riproduzione. E' il centro economico della società, dove tutti i membri lavorano assieme per guadagnarsi da vivere e si aiutano a vicenda finanziariamente. Il ruolo della famiglia è in continuo cambiamento perché l'economia del mondo passa da un'industria locale basata sull'agricoltura verso burocratiche e massicce entità globali. L'istruzione scolastica e la possibilità dei membri della famiglia di lavorare fuori casa, in maniera indipendente, ha cambiato il modo con cui la famiglia affronta le sue necessità materiali. Quali forme stiano prendendo le famiglie del 21° secolo e quali funzioni svolgono, sono elementi che continuano a cambiare ampiamente nelle varie società (Gelles e Levine 1999).

Alcuni sociologi vedono la famiglia come un sistema sociale costituito che dura e cambia nel tempo. Considerano la famiglia come un'istituzione tenace che è rimasta stabile anche di fronte ai continui cambiamenti sociali. Studiando le famiglie in quanto istituzione sociale, riconosciamo che le famiglie sono organizzate secondo modelli sociali diversi. La famiglia è inoltre strettamente intrecciata con altre istituzioni sociali come quelle economiche, giuridiche, religiose, educative, sanitarie, scientifiche, istituzionali (Anderson e Taylor 2004, Kornblum 2005). Non possiamo definire o studiare l'istituzione della famiglia in maniera isolata. I criteri del vincolo famigliare variano enormemente nelle diverse epoche e secondo le varie culture.

Dato che la natura della vita famigliare, del lavoro, del cambiamento sociale, delle preferenze sessuali, dell'uso di tecnologie per la riproduzione assistita, del divorzio e delle nuove nozze, delle dinamiche di mercato del lavoro globale, continua a cambiare e vacilla nel mondo, la questione di cosa rappresenti la famiglia continua ad essere largamente dibattuta (Kendall 2004). Le funzioni sociali della famiglia includono il fatto di garantire la comunicazione tra i membri. Ciò avviene attraverso il linguaggio e le reti di emittenti specializzate, come i media. La famiglia ha anche il ruolo di assicurare l'attività produttiva e la distribuzione di beni e servizi. Un altro e più importante compito è la protezione e difesa dei suoi membri. La famiglia è responsabile della sostituzione dei suoi membri sia socialmente che biologicamente. Inoltre controlla i suoi appartenenti garantendo alle altre istituzioni sociali di poter continuare a funzionare e riducendo i conflitti (Kornblum 2005). Da tutto ciò si può dedurre quanto eccezionali siano le attuali sfide della famiglia.

Ai fini di questa conversazione dobbiamo allargare l'ambito di ciò che consideriamo famiglia, l'essere più di una parentela sociale e spirituale. A livello micro definirei la famiglia come delle persone che incontriamo e con le quali interagiamo nel viaggio della nostra vita. Noi stabiliamo rapporti diversi in momenti diversi. Perciò la famiglia non può limitarsi a vincoli di sangue. Per i credenti, si tratta di una parentela spirituale. In certo modo noi siamo la famiglia dei figli di Dio.

I molteplici ruoli delle donne

In gran parte dell'Africa sub sahariana gli uomini e le donne hanno vite molto diverse. In tutto il mondo la condizione sociale della donna e il concetto stesso di famiglia stanno cambiando rapidamente (Stuckelberger 1997). Quando io crescevo a Lebialem, negli anni '50-'60, la giornata tipica di molte donne cominciava assai presto al mattino con il cibo da preparare o con il lavoro nei campi. Secondo il giorno della settimana, c'era da andare al mercato locale, dove avrebbero comprato e venduto dei beni di consumo. Non c'erano strade lastricate o mezzi di trasporto, così sarebbero andate a piedi per svolgere le loro attività. Come la maggior parte delle donne sub-sahariane , così le donne di Lebialem hanno sempre avuto un ruolo molto importante nel campo della produzione, lavorazione, commercializzazione e conservazione del cibo e del raccolto per la vendita (Banca Mondiale 1990). Le famiglie di Lebialem come la maggioranza delle famiglie sub-sahariane, dipendono dalla donna per la produzione dei beni di consumo del nucleo famigliare (Adepoju e Oppong 1994, Boserup 1970).

Negli anni ‘60-‘70 erano poche le ragazze che frequentavano le scuole elementari.  Il numero e il tasso di istruzione scolastica femminile da allora è andato crescendo ed è migliorato anche nella scuola superiore e a livello universitario. Quando io ero adolescente molte ragazze iniziavano la scuola, ma poi era alto il tasso di quelle che l'abbandonavano al momento in cui si avvicinavano alla pubertà. Era usanza culturale che le giovani si sposassero poco prima o al momento stesso della pubertà e la poligamia era largamente praticata. Anche quando le ragazze avevano l'opportunità di completare la scuola elementare, c'erano sempre dei pretendenti che le aspettavano ansiosamente. Quando eravamo adolescenti, nella scuola secondaria, le nostre conversazioni vertevano su quale ragazza era promessa sposa e a quale giovane. In quel tempo la nostra cultura giudicava il valore di una ragazza in base alle sue capacità riproduttive. Ragazze giovanissime e donne servivano la famiglia e la comunità in diversi modi.

Tappe della vita

Durante la vita, cambiamenti, passaggi vari e rapporti famigliari sono dei processi che sfidano ogni razza, classe, struttura sociale e ubicazione geografica (Haraven 1982). I mutamenti che sperimentiamo non sono isolati ed esistono, oltre che nella singola esperienza umana, anche in quella generazionale. La storia, gli eventi, il cambiamento sociale, l'epoca sono alcuni dei fattori determinanti di ciò che capita a tutti noi durante l'arco della vita. Cambiano le condizioni storiche. Alcuni cambiamenti sono individuali, altri collettivi. Coloro che studiano questi cambiamenti argomentano che dobbiamo preoccuparci di capire ciò che accade alle persone nei vari stadi dell'arco dell'intera vita. Il manifestarsi di eventi come l'essere nati in una particolare famiglia biologica, la crescita, il matrimonio, il generare figli, il lavorare e l'invecchiare diventano importanti per le strutture sociali, e i mutamenti storici li influenzano (Haraven 1892). Tutto questo è vero per ogni essere umano.

Passaggi storici

Sul finire degli anni '60 erano pochi i genitori di Lebialem che mandavano a scuola le loro figlie. C'erano scuole parrocchiale e scuole pubbliche. La nostra zona amministrativa aveva soltanto scuole elementari, così, una volta terminato questo primo ciclo, le ragazze che avevano la possibilità di continuare la loro istruzione, dovevano andare lontano da casa per trovare una scuola secondaria. Molte giovani si sposavano molto presto e cominciavano ad avere figli. Poche fortunate riuscivano a trovare un impiego retribuito. Quanto a me, ho avuto il mio primo lavoro durante l'estate del 1967, nel consiglio rurale. Poi nel 1973 andai a lavorare come traduttrice, a tempo pieno, per il Ministero dell'Amministrazione del Territorio, alla Prefettura di Manyu. Normalmente la gente migrava dalle aree rurali a quelle urbane alla ricerca di un'educazione superiore, di un lavoro o per raggiungere il proprio coniuge. Alcune giovani donne avevano lasciato il Paese e avevano sposato persone che si trovavano all'estero.

Sul finire degli anni '70 anche delle donne sole cominciarono ad avventurarsi oltre oceano per proseguire i loro studi. Alcune vi andarono con delle borse di studio, altre si avventurarono da sole. Io me ne andai, da sola, nel 1979, incoraggiata da un amico che pensava che ciò avrebbe valorizzato la mia vita e quella di tutta la mia famiglia. Io non solo ero la maggiore di otto figli, ma ero anche ragazza madre con una bambina che aveva particolari necessità. Avevo chiesto di essere ammessa a parecchie scuole degli USA e la prima ad accettarmi fu l'Università di Wyoming in Laramie. Un mio cugino, col quale ero cresciuta, frequentava la stessa università come studente in medicina e riuscì abbastanza facilmente a farmi ammettere in un programma universitario. Ciò avvenne in uno spirito di avventura senza ben sapere cosa aspettarsi. Nel mio subconscio io sapevo qual era il mio scopo di allora: ottenere una laurea e ritornare a casa per avere un lavoro meglio retribuito. Le persone che conoscevo e che avevano studiato all'estero avevano, secondo me, migliori possibilità e migliore qualità di vita. Quindi dissi addio ai miei cari e mi diressi verso le fredde Montagne rocciose. Arrivai a Laramie il 22 agosto 1979. Mio cugino mi aiutò per le operazioni di iscrizione e per la prima volta mi registrai come studentessa straniera. Mi sistemai in questa nuova fase dei miei studi. Mi mantenni in contatto con altri coetanei in giro per il mondo e anche con i miei colleghi di lavoro in Camerun.

La Chiesa cattolica: fede, cultura e centralità

La Chiesa cattolica ha avuto un ruolo importante nello sviluppo di Lebialem. Fino a non molto tempo fa, Fontem era una semplice parrocchia della diocesi di Buea. Nel 1960 era vescovo il compianto Mons. Julius Peeters. Sul finire degli anni '50 e '60 erano parecchie, nella zona, le scuole elementari parrocchiali, oltre a quelle pubbliche. I sacerdoti viaggiavano da un posto all'altro e perciò arrivavano da noi con la frequenza che permettevano loro gli impegni con le altre parti della diocesi. Erano soprattutto Missionari di Mill Hill, quasi sempre dei rispettabili bianchi che venivano dall'Olanda, Scozia e Inghilterra. Uno di questi arrivò nel 1960, nominato dalla gerarchia ecclesiastica per sterrare il terreno per una strada che attraversasse le colline tra Fontem e Dschang, in modo che una macchina vi potesse passare. Lo chiamavamo "Padre John della strada". Si alzava di mattino presto, diceva messa, faceva colazione, saliva sul caterpillar e lavorava fino al tramonto. E questo tutti i giorni, eccetto la domenica.

Anche se la dottrina cattolica si scontrava con alcune delle pratiche tradizionali locali, molte persone cominciarono ad andare assiduamente in chiesa. La gente del luogo adattò la religione alla loro cultura e al loro stile di vita. Un esempio significativo di questo adattamento è che in un matrimonio poligamo la prima moglie poteva ricevere il battesimo in chiesa e la comunione, mentre il marito e le altre mogli no. I miei genitori erano dei devoti cattolici. Mio padre ha avuto come unica moglie mia madre e si sono sposati in chiesa. Noi siamo stati battezzati da piccoli e abbiamo praticato la nostra fede insieme ai nostri genitori.

Il Movimento dei Focolari: sanità, educazione e infrastrutture

Nella primavera del 1966, il Movimento dei Focolari, in collaborazione con la Diocesi, decise di aprire una scuola secondaria, mista, a Fontem. Il nuovo istituto colmava così una lacuna tra la scuola secondaria di Okoyong, solo femminile, e la scuola secondaria, di Sasse, solo maschile. Il preside di Sasse venne a Fontem durante la stagione delle piogge per intervistare dei potenziali candidati. Io ero una di loro. Si dovevano provare molte nuove strategie: la scuola sarebbe stata mista e diversamente da tante altre scuole del genere, gli studenti sarebbero stati esterni.

L'istituto rilevò un edificio di quattro classi della locale scuola cattolica. Il primo gruppo di 42 studenti, trentotto ragazzi e quattro ragazze, dovette cercare un alloggio qualsiasi in paese. Il corpo docente era una mescolanza di insegnanti locali, membri del Movimento dei Focolari e un sacerdote di Mill Hill che fu il primo preside. La scuola secondaria fu chiamata "Sede della sapienza". Io ne sono una pioniera e orgogliosa diplomata! Due delle mie sorelle si sono diplomate lì, come pure mia figlia e parecchi nipoti, sia maschi che femmine. Oggi il collegio "Sede della Sapienza" è, in Camerun, una delle migliori scuole della sua categoria. L'alta qualità di insegnamento, disciplina e le percentuali di conseguimento del titolo di studio sia per i ragazzi che per le ragazze, hanno stabilito dei record a livello nazionale. Le richieste sono così tante che ogni anno ci sono lunghe liste d'attesa.

Il Focolare aperse contemporaneamente un ambulatorio. Col passare degli anni è talmente cresciuto da diventare un vero ospedale chiamato "Maria Salute dell'Africa". Dopo vari anni, il governo ha avviato alcune unità che offrono alla popolazione cure essenziali e servizi di base. Ma le cure sanitarie che "Maria Salute dell'Africa" ha offerto alla popolazione della regione per quasi 40 anni sono ineguagliabili per la qualità, la quantità e l'intensità. La gente riceve le cure necessarie  indipendentemente dalla possibilità o meno di pagare le tariffe che sono già altamente agevolate. So personalmente che la disponibilità di questa qualità di cura ha contribuito notevolmente a ridurre la mortalità infantile e materna, come pure la percentuale di malati. I pazienti vengono da molto lontano per farsi curare. Il Focolare ha creato altri centri sanitari satelliti nelle aree circostanti.

Il Movimento dei Focolari ha amato così tanto il popolo di Lebialem che ha fatto di Fontem la sua sede centrale per l'Africa. Ciò si è tradotto in un grosso motore di sviluppo infrastrutturale totale per l'intera regione. Questo modello è esemplare e insuperato, i risultati imbattibili.

Emigrazione e mercato globale del lavoro

L'emigrazione e la mobilità delle persone attraverso i confini locali, regionali, nazionali, e internazionali non sono un fenomeno nuovo. Fin dall'inizio della storia umana, bande di persone hanno girovagato sulla terra seguendo le risorse di cibo, esplorando, conquistando e costruendo nuove civiltà (Defay 2002). Il concetto e lo studio dei modelli di emigrazione internazionale e della mobilità delle persone nelle varie parti del mondo sono circoscritti all'ambito della costituzione dei moderni stati nazionali e delle popolazioni dell'epoca postindustriale. Una delle questioni centrali che viene posta quando si discute sull'emigrazione, ad ogni livello, è: perché la gente emigra? Quali sono le condizioni della regione da cui le persone sono partite e che le spingono a stabilirsi altrove? Quale è la situazione della regione che le accoglie e che la rende così attraente agli emigranti? Gli economisti parlano di fattori in controfase. In altre parole: quali fattori si combinano per fornire un elemento di necessità che "spinge" emigranti individuali ad allontanarsi dall'ambiente famigliare e quali fattori "li attira" nell'ambiente che li riceve? (Defay 2002). Teorici marxisti usano un approccio strutturale-storico e una messa a fuoco a macro livello per osservare le più ampie e fondamentali strutture che legano in molti modi le due regioni: quella che invia e quella che riceve. Questa prospettiva mette a confronto le opinioni circa gli effetti del cambiamento sociale ed economico, come pure le trasformazioni che si verificano nel mercato globale del lavoro oltre un dato periodo. Alcuni che studiano i motivi che incoraggiano o scoraggiano l'emigrazione, si chiedono in particolare se l'emigrazione internazionale sia determinata da un insieme globale di decisioni individuali oppure, se alle azioni individuali si sostituisca la spinta ad imporre cambiamenti strutturali nella società (Smith 1996, Defay 2002).

Il problema è che ogni singolo emigrante ha situazioni, motivazioni, speranze e sogni diversi che lo spingono a trasferirsi in una terra lontana. L'approccio singolo considera ogni emigrante come persona razionale che fa un'ottima combinazione di scelte e cerca di ottenere, a lungo termine, i migliori risultati. Questo approccio di capitale umano allarga la propria visuale nel discutere l'emigrazione in quanto decisione di gruppo o famigliare. La famiglia, in quanto unità, decide di fare una serie di investimenti sui membri che emigrano, con l'ottica di raccogliere dei benefici a lungo termine (Stalker 2003).

Un altro fattore da considerare è come la globalizzazione economica scuota e faccia vacillare molta gente. La globalizzazione e lo sviluppo economico continuano a porre delle sfide che costringono le persone a spostarsi dalle loro nazioni verso luoghi dove possono incrementare le loro carriere, la loro qualità di vita e quella delle loro famiglie. Alcuni di noi hanno lasciato le proprie terre per andare oltremare a cercare una formazione e poi tornare a casa a vivere "la bella vita". Il sistema educativo del Camerun non è mai stato in grado di soddisfare le necessità di quelli che, essendone capaci, volevano continuare gli studi superiori. Durante il periodo coloniale, molti avevano ricevuto delle borse di studio per andare all'estero, avere un'istruzione accademica e poi tornare con un impiego di servizio civile meglio retribuito. Ho conosciuto molte persone che sono andate anche nelle vicine nazioni africane, in particolare in Nigeria, Ghana e Sierra Leone per conseguire un'istruzione superiore. La maggioranza di loro aveva ricevuto borse di studio e sponsorizzazioni finanziarie da parte di qualche ente. Io avevo uno zio paterno che era andato all'Università Americana del Cairo agli inizi degli anni '60 e vi aveva conseguito una laurea in chimica. Quando io fui pronta per un'istruzione superiore considerai l'idea di andare in Nigeria o non oltre la Sierra Leone o il Ghana. Per oltre otto anni avevo provato, senza riuscirci, ad essere ammessa all'Università di Yaoundè o in qualsiasi altra scuola professionale, come la scuola per infermiere di Bamenda, la scuola di Agricoltura di Bamboli o la scuola pubblica di Amministrazione e Magistratura. Capivo che il mio lavoro come traduttrice nella Prefettura di Manyu avrebbe avuto poche possibilità di avanzamento o promozione. Inoltre mi era stato rifiutato un trasferimento inter-dipartimentale all'Ufficio Provinciale del Governatore di Buea o al Ministero di Yaoundé. Mi fu detto che nessuno avrebbe potuto sostituirmi a Mamfe e che il mio servizio era fondamentale perché ci trovavamo a un confine internazionale, con la Nigeria. Decisi allora di abbandonare il lavoro e tutta la mia famiglia mi sostenne. I miei genitori mi diedero la loro benedizione e lasciai alle loro cure la mia bambina di cinque anni.

Uno volta arrivata negli Stati Uniti, mantenni stretti contatti con i miei amici e con i membri della mia famiglia in Camerun e nel mondo intero. Mi tenni anche informata sui miei colleghi del servizio civile. Per i primi anni il mio scopo principale era di lavorare duro per laurearmi in Pedagogia e poi tornare in Camerun. Mio padre aveva sempre detto che l'insegnamento era una buona professione per una donna perché era compatibile col suo essere donna e madre. Ero cresciuta in un ambiente molto internazionale, così mi fu facile farmi nuovi amici americani e non camerunesi. Al mio terzo anno un membro della Facoltà di Wyoming mi aiutò a trovare dei fondi per far venire dal Camerun mia figlia, che arrivò a Laramie nel settembre del 1982. Fu sottoposta a delle cure intensive a causa delle sue condizioni fisiche, dapprima all'Ospedale Shriners nella città di Salt Lake e poi a Laramie. Ottenni un B.A. (laurea di primo grado in Pedagogia ) nel 1982. Sapevo che questo non mi avrebbe portato molto lontano e allora il mio consigliere accademico, il Dr. Robert Point, mi consigliò di frequentare una scuola di specializzazione. Mi sono allora iscritta a Sociologia, nella stessa università. Fui subito entusiasta dell'idea di diventare Sociologa. Così avrei potuto viaggiare in tutto il mondo e lavorare assieme alle donne per la pianificazione famigliare, la salute della madre e del bambino e le questioni di autorizzazione economica. Queste sono alcune delle cose che ho visto fare a mia madre quando ero piccola e che lei fa tuttora. Negli anni in cui ho lavorato come traduttrice all'Amministrazione Territoriale del Ministero del Camerun, ho costatato di persona alcune di queste esigenze. Dal 1975 al 1979 ho fatto la segretaria di sezione dell'ala femminile dell'unico partito nazionale ed ho quindi lavorato molto sui problemi delle donne sia a livello locale, che provinciale e nazionale. Mi ero perciò convinta che degli studi avanzati in sociologia mi avrebbero fornito le conoscenze necessarie per lavorare su questioni globali che avrebbero aiutato la vita delle donne, dei bambini e degli anziani nel mondo. Come genitore unico di una bambina con particolari esigenze continuo a sperimentare di persona alcune di queste sfide.

Cambiamento sociale e modelli di rapporti tra le generazioni

Moore (1979) definisce il cambiamento sociale come delle modificazioni significative e decisive della struttura sociale. Queste alterazioni sono caratteristiche di un sistema di vita organizzata. Ugualmente, il cambiamento sociale è il processo col quale la sottostante struttura  della società diventa più complessa. Le istituzioni sociali, i valori, le norme, i sistemi di classe e i rapporti sociali vengono alterati sia a livello macro che a livello micro (Giddens 1991, pp. 778-779). Il cambiamento sociale avviene a causa di innovazioni delle popolazioni, del loro sforzo di usare nuove idee e comportamenti per migliorare il loro benessere materiale e fisico, come pure per accrescere il loro accesso alle risorse pregiate (Handwerker 1989, p. 8). Il cambiamento sociale è il mutamento delle caratteristiche di una cultura e società. E' una parte vitale della vita sociale. E' un processo attraverso il quale i modelli di comportamento sociale, le relazioni sociali, le istituzioni sociali e i sistemi di classe vengono mutati nel tempo. Il cambiamento sociale lo si può pure imputare ai mutamenti d'ordine ecologico delle popolazioni e comunità, nei modelli di ruoli e interazioni sociali, come pure nella struttura e funzionamento delle istituzioni e delle culture delle società (Henslin 2006, Kornblum 2005, Thomson e Hickey 2005). E' inoltre il risultato di forze messe in moto migliaia di anni fa, a cominciare dall'addomesticamento di piante ed animali (Henslin 2006). La prima rivoluzione sociale rese possibile alle società, dedite alla caccia e alla raccolta, di trasformarsi in società orticole e pastorali. La seconda rivoluzione sociale fu prodotta dall'aratro grazie al quale sorsero le società agricole. La terza fase è stata la rivoluzione industriale stimolata dell'invenzione della macchina a vapore. La quarta e attuale rivoluzione sociale è stata incentivata dall'invenzione del microchip e da altre innovazioni tecnologiche, dalla crescita della popolazione, dalla mobilità, dalla modernizzazione e dai massicci tassi d'emigrazione (Henslin 2006). Questi processi della storia umana sono stati di ampia portata e sono universali nelle loro conseguenze (Henslin 2006 e Kornblum 2005).

Quando penso a questi ultimi quaranta e più anni trascorsi, trovo che il cambiamento sociale ha avuto un grosso impatto sulle forme di relazioni intergenerazionali. Ho ricordo di molte delle attività quotidiane della mia fanciullezza e adolescenza. Passavo molto tempo con i miei cugini, zii, nonna, cucinando, andando nei campi o al mercato. Andavamo in chiesa insieme in moltissime occasioni. Ho un ricordo vivido delle bellissime conversazioni e riunioni confidenziali, con consigli e pareri da parte dei membri anziani della mia famiglia. Rammento le visite della bisnonna materna a casa nostra. Ci portava sempre i primi raccolti di noccioline. Noi eravamo elettrizzati dalle sue visite perché portava dei pacchetti, scelti con cura, per ciascuno di noi. Verso la fine della sua vita fu trasportata nella casa di mia nonna (una dei suoi tre figli) e tutte e quattro le generazioni della famiglia si presero cura di lei. Si spense dolcemente con attorno molti dei suoi cari. La sua vita fu appassionatamente commemorata dall'intera comunità. Io partecipai alla cerimonia. Questo per illustrare come era la famiglia quando io ero piccola. Famiglia, parenti e congiunti vivevano allora nella stessa area geografica.

Oggi il quadro è diverso. Pochi di noi vivono nella stessa zona o nelle famiglie e comunità d'origine, vicino ai genitori e agli anziani. Siamo emigrati dai nostri luoghi natali verso varie parti del mondo per avere delle specializzazioni, lavoro e carriere adeguate. Questa tendenza ha grandemente alterato i rapporti tra le generazioni. Ci sposiamo e abbiamo figli che possono avere soltanto un contatto fisico limitato coi nonni biologici e la parentela allargata.

Le persone della mia epoca devono essere creative per poter mantenere vivo il contatto con i parenti e un certo rapporto di lunga distanza con la parentela più estesa. Continuiamo tuttora a farlo scrivendo lettere, telefonando, mandando e-mail e organizzando viaggi internazionali. A volte siamo noi a recarci nei nostri paesi natali, mentre altre volte sono i nostri parenti che vengono a visitarci. Questo quadro è più complicato di quanto appaia. Quando siamo noi ad andare a casa, possiamo in genere permetterci di rimanervi solo per poco tempo. Quando sono i parenti che vengono a visitarci, alcuni di loro trovano la cosa noiosa e si sentono troppo confinati. La mia stessa madre mi disse di sentirsi come in prigione a casa mia, perché io chiudevo la porta tutti i giorni e me ne andavo per ore mentre lei non poteva andare da nessuna parte. La stessa sensazione è stata riscontrata da altri parenti. Quando arrivano dei parenti subiscono uno shock culturale. E ciò crea il suo numero di grattacapi.

Uno degli aspetti più critici dei rapporti intergenerazionali è il finanziamento dei viaggi per eventi famigliari vari, quali funerali e cerimonie di commemorazione dei defunti. In qualche modo c'è sempre una richiesta di fondi senza troppi riguardi verso la disponibilità che si può avere. Per i genitori del Camerun e di molte altre nazioni in via di sviluppo l'avere figli costituisce un investimento, soprattutto perché le madri possono massimizzare il loro reddito e il loro stato sociale attraverso i loro figli (Khumbah 1997). Tuttavia, di fronte ai modelli di globalizzazione e cambiamento sociale del lavoro, ci sono situazioni in cui dobbiamo fortemente impegnarci dal punto di vista economico, come quando si tratta di procurare supporto finanziario agli anziani della famiglia e, al tempo stesso, prendersi cura dei bambini o pianificare il nostro eventuale pensionamento.

Cosa ci riserva il futuro

In quanto comunità mondiale non abbiamo ancora cominciato ad impegnarci sui problemi e le sfide che ci vengono posti dai tassi di crescita dell'emigrazione dei giovani che, dalle loro città natali, vanno verso lontanissime terre straniere e sugli effetti che tali movimenti comportano sul benessere psicologico di varie generazioni tra i membri della famiglia. Le persone vivono più a lungo. Le famiglie si disperdono dal punto di vista geografico. Le nuove tecnologie sono utili per risolvere alcuni dei problemi che incontriamo, come il poter comunicare e occuparsi giornalmente di questioni famigliari da un lato all'altro dei continenti e dei fusi orari. C'è tuttavia il bisogno urgente di fare qualche ricerca seria e una discussione critica su come occuparsi della pressione finanziaria ed emotiva che pesa sulle generazioni dei lavoratori quando essi cercano di svolgere i loro molteplici ruoli. E' vero che c'è un alto grado di amore filiale e di senso di responsabilità verso i genitori ed altre persone anziane della famiglia, ma come porre un limite alle necessità e ai desideri di ambedue le generazioni, l'anziana e la giovane? Se la scelta è tra comprare una bicicletta per il compleanno di un bambino di dieci anni e il mandare, dall'occidente, dei soldi a casa per permettere ad un parente di andare a un funerale, a cosa dare la precedenza? Alla luce delle attuali possibilità del mercato globale del lavoro, quali sono le probabilità per i membri trentenni e più giovani di una famiglia di trovare un lavoro in patria e guadagnarsi da vivere? In parecchie aree c'è l'orientamento all'istruzione scolastica e malgrado ciò c'è l'incapacità di trovare un impiego rimunerativo nella propria terra! Quante somme di denaro sono state investite in imprese improduttive da parte di giovani famiglie che hanno lasciato la loro terra natale avventurandosi nell'Estremo Oriente, nell'Europa orientale e in Russia per poi incontrare solo ostacoli e venire espulsi o finire in un angoscioso sistema giudiziario.

Al momento non abbiamo sistemi appropriati per risolvere i conflitti intergenerazionali evitando di investire somme di denaro, tempo ed altre risorse in imprese sterili, in viaggi a casa ed inutili ore di conversazioni telefoniche. Se poi  dobbiamo considerare il compito basandoci famiglia per famiglia, o caso per caso, la premessa è chiara: c'è molto lavoro da fare per creare una rete (un sistema) di sostegno a tutte e tre le generazioni famigliari di cui abbiamo parlato poc'anzi. Da parte mia, posso svolgere le mie attività quotidiane senza essere in ansia e preoccuparmi per mia madre che ha ora 70 anni, perché so che è circondata da giovani donne della chiesa locale, da tutti i membri della famiglia estesa, comprese le sue sorelle più giovani e le loro famiglie, come pure da giovani scolari che vengono a farle visita e si fermano da lei, perché lei ha sempre avuto la politica della porta aperta. Non è raro trovare, all'ora di pranzo, ben quindici persone nella sua casa. Mi sento tranquilla perché so che non sarà mai sola. Ma non è così per altre famiglie.

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